"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

mercoledì 3 dicembre 2014

François Baucher

François Baucher, uno tra i più grandi studiosi dell'arte equestre di ogni tempo, il grande "uomo di cavalli" francese, nacque a Versailles il 16 giugno 1796. 
Venne al mondo quindi alla fine del settecento, quando ancora non c'erano le macchine a motore e il cavallo godeva di una grande importanza perchè era indispensabile all'uomo nel lavoro, nei trasporti, nella guerra, nella vita di tutti i giorni. All'epoca il cavallo faceva parte della vita mondana ed era presentato come attrazione nei spettacoli circensi.

Di umili origini, figlio di un  mercante di vini e di una popolana,  trascorse la sua infanzia a Versailles, dove i Re e gli Imperatori Francesi avevano la loro residenza, dove pernottavano durante i periodi di caccia fuori Parigi che dista appena 15 km. Qui c'erano scuderie che ospitavano centinaia di cavalli e cavalieri e un'antica scuola di equitazione tra le più famose d'europa.
Già nell'infanzia quindi Baucher visse a contatto con cavalli di ogni razza e qualità, cavalieri e istruttori equestri militari e civili, uomini di spettacolo, sfilate militari e pantomime equestri ed è in queso contesto che probabilmente nacque il suo grande amore per l'equitazione.

Appena quattordicenne, spinto forse da questa passione o per necessità, venne mandato dal padre a Milano, presso uno zio sovrintendente delle scuderie di Camillo Borghese, principe di Sulmona e marito di Paolina Bonaparte, dove lavorò ed imparò le prime tecniche equestri.
In Italia ebbe modo di conoscere le tecniche di addestramento di Federigo Mazzuchelli, che furono per lui di ispirazione nello studio e sviluppo del suo metodo, infatti si trovano dei concetti molto simili nelle opere dei due maestri.

A 18 anni, dopo la caduta di Napoleone, tornò a Versailles. Qui avrebbe voluto affermarsi nell'ambito militare ma i suoi umili natali non gli consentirono di entrare in questo mondo ormai cristallizzato. Essendo un uomo di ingegnoso e di spirito si dedicò alla libera imprenditorialità dell'addestramento diventando un rigoroso maestro di equitazione, colto e studioso della sua arte.

Nel 1820 assunse in proprio il maneggio di Rounen, il “maneggio rotondo”, uno stabilimento circolare che aveva ospitato le prime grandi affermazioni di Antonio Franconi, considerato il fondatore del Circo francese, avvicinandosì così al mondo dello spettacolo equestre.

Nel 1833, quando già era entrata in attività la prima locomotiva a vapore (1830) e  il cavallo, pur avendo ancora il massimo della considerazione, cominciava la sua parabola discendente,  scrisse il : Dizionario Ragionato di Equitazione. In quest'opera ampiamente descrittiva straspare in tutta la sua pienezza il mondo equestre del tempo compresa la parte spettacolare. E' un capolavoro che, al di là di ogni valore tecnico, emana la poesia del suo autore  e il sapore del tempo con un fascino insuperabile!
In questo libro si trovano alcuni concetti appartenenti alla prima maniera di Baucher, il suo primo metodo che avrà una lunga e profonda evoluzione.

Nel 1834 si unì  a Jules Charles Pellier, per gestire assieme uno dei più rinomati maneggi per l'insegnamento dell'equitazione di Parigi, il maneggio “Rue du Faubourg St-Martin” entrando così in competizione con il Conte D'aure.
Assieme a Pellier pubblicò “Dialoghi sull'equitazione” che non fu un'opera degna di memoria.

Lavorò al "Cirque Olimpique" dei fratelli Franconi dove, assieme ai sui cavalli Partisan e Buridan, si esibiva a ritmo di musica. Era una vera stella anche se era molto introverso e non si concedeva al pubblico. Qui si esibiva con il suo Partisan, purosangue inglese acquistato per soli 500 franchi quando era ormai stato rovinato sia nel carattere che nel movimento, con il quale mise in pratica il suo metodo di addestramento trasformandolo, come testimonia il Gen. L'Hotte, nel più docile e aggraziato dei cavalli.
Dal 1838 al 1848 fu coodirettore assieme al propretario Louis Dejean, socio di un figlio dei Franconi, del "Circue de Champes-Elisees", per poi esibirsi anche nel "Circue Napoleon" e in altre nazioni quali Germania, Austria, Italia impartendo lezioni agli allievi delle località che toccava, approfondendo istancabilmente i suoi studi. 
Nel 1842  pubblicò il libro Manuale d’Equitazione secondo i nuovi principi”. Questa opera è stata tradotta in diverse lingue dimosrando il grande interesse suscitato.

Nonostante la notorietà nel mondo civile a Baucher però mancava l’apprezzamento del mondo militare. Finalmente il ministro della Guerra si interessò con entusiasmo al metodo di Baucher e inviò ventisei ufficiali di cavalleria a seguire per conto del Ministero il corso di Baucher. I movimenti di alta scuola furono la base dei corsi di equitazione tenuti da Baucher per gli ufficiali. Nel gennaio 1843 finamente Baucher realizzò il suo sogno: insegnare all' Accademia di Saumur, erede di quella di Versailles,  al corso per capitani istruttori. Ma quando il Duca d'Orleans, responsabile della Scuola di Cavalleria, perse la vita in un incidente, l'incarico passò al fratello Nemours, ex allievo del Visconte d’Aure, antibaucherista estremo e che male aveva sopportato che il suo successo fosse oscurato dal plebeo Baucher. La posizione sociale e le sue origini portarono ben presto il Visconte d’Aure al posto di Baucher che, scoraggiato e amareggiato si dedicò solo all’attività del circo e all’insegnamento.

Il metodo Baucher non fu  accettato perchè, pur essendo estremamente logico non era praticabile  in quanto necessitava di una buona istruzione, cultura e finezza , impensabili nell'esercito del tempo.
Il tempo era ancora 'antico' mentre Baucher era un autentico 'precursore', tanto che buona parte dei sui principi sono alla base della 'buona' equitazione attuale.

Deluso abbandonò la Francia alla volta di Berlino, qui dopo un primo momento di successo il suo circo fu abbandonato dal pubblico. Dalla Germania si trasferì quindi a Vienna e da qui in Italia dove lavorò a Venezia e a Milano, tornò infine in Francia a Lione dove conobbe il Generale L'Hotte che gli restò amico fino alla morte.

Nel 1855 al circo, mentre provava con una giovane cavalla, il pesante lampadario di cristallo del circo si stacco e cadde colpendo in pieno Baucher ferendolo gravemente ad una gamba, alle anche e al petto. Si riprese solo in parte dopo molti mesi di sofferenze e cure ma non recuperò mai più parte della sua forza.
Spettacolo equestre al circo Franconi, Champs Elysees, Parigi, di Eugène Louis Lami (1800-1890), incisione di Charles Mottram (1807-1876) tratta da Summer and Winter in Paris, 1844. Francia, XIX secolo

Fu in questo periodo che elaborò la suo secondo metodo e scrisse il libro Opera completa di F. Baucher”. Questa opera, contenente tutte le sue precedenti pubblicazioni riviste e corrette,  ebbe un grande successo per le novità introdotte, caratterizzate dalla ricerca della leggerezza

Malato, ormai incapace di muoversi, quasi cieco, morì in solitudine nella notte tra il 13 e il 14 Marzo del 1873.  

Riporto : 
Il principio base sul quale si basava il primo metodo Baucher era, come afferma lui stesso, la "distruzione" delle forze istintive del cavallo in modo che il cavaliere ne avesse il totale controllo. Ma la vera intuizione fu l'aver capito che le resistenze che il cavallo oppone al suo cavaliere sono concentrate nell'insieme mascella – incollatura. Il suo metodo, dunque, era improntato nell'esecuzione di una serie di esercizi di ginnastica, da compiere sia da terra che in sella, volti all'ammorbidimento della mascella e dell'incollatura mediante una serie di flessioni eseguite con l'aiuto della briglia. Non possiamo nascondere che questo primo metodo, specialmente nella ricerca dell'effetto d'insieme era molto coercitivo per l'animale prevedendo l'uso contemporaneo sia delle mani che degli speroni.  

Solamente con l'elaborazione del suo "secondo metodo" Baucher ammorbidì le sue posizioni e la sua ricerca si spostò dalla "distruzione" delle forze istintive del cavallo alla loro "armonizzazione", abbandonò anche l'uso contemporaneo delle mani e delle gambe limitandolo solo all'esecuzione della mezza fermata, e proprio in questo periodo nacque il suo famoso detto "mani senza gambe, gambe senza mani". Anche per quanto riguarda l'imboccatura passò dall'uso della briglia al semplice filetto Baucher.

All'epoca ebbe molti sostenitori ma fu anche molto criticato e ancora oggi è motivo di discussioni più o meno costruttive tra gli 'esperti' del settore.
C'è che lo giudica  il più straordinario genio equestre mai esistito, e chi invece lo accussa, prima di tutto, di non avere inventato niente di nuovo ma solo utilizzato i principi già espressi da Mazzucchelli e di altri maestri prima di lui, e poi di utilizzare un metoto che tende a soffocare l'impulso naturale del cavallo.
Sicuramente da ricordare in questa pagina la grande competizione tra il Baucher e il conte D'Aure. Contemporanei, si dividevano la scena equestre francese, entrambi grandi cavallerizzi che hanno lasciato un segno nella storia. Diversi come il bianco e il nero, il primo per tutta la vita studiò un suo metodo basato sulla ginnastica  e lo stretching, un lavoro propedeutico volto al fine di raggiungere la leggerezza e la grazia dei movimenti del cavallo per portarlo a compiere esercizi di alta scuola, l'altro personificava l'equitazione di campagna, ardita, meno raffinata ma più diretta ad aumentare l'impulso del cavallo, e grazie alla sua audacia e al suo magnifico assetto in sella sapeva imporla al bel mondo parigino. 
Entrambi miravano a promulgare i loro insegnamenti presso la scuola di Saumur, che dopo essere stata Accademia di Alta Scuola ad uso esclusivo del Re (sotto il regno di Luigi XV i cavalli qui addestrati erano circa 2000!) , fu riorganizzata nel 1825 e si trasformò in scuola di formazione militare, dove si addestravano i cavalli, si istruivano gli ufficiali e i cavalieri principalmente per la guerra. Baucher riusciva ad incantare il pubblico del circo con la sua eccezionale bravura, la grazia e l'eleganza con cui sapeva far muovere i suoi cavalli, ma la sua arte fu considerata superlua ai fini dell'addestramento militare. Le sue idee erano troppo avanti per quel periodo storico e, come succede spesso ai grandi artisti,  non gli fu riconosciuto in vita il successo e la fama che ad oggi lo proclamano "Il più grande cavallerizzo di ogni luogo e di tutti i tempi"!

Pagina dal libro "Manuale di Equitazione basato sopra nuovi principi" (1844)


Integrazione del 26/04/2015:


Alcune foto che riguardano Baucher tratte dal libro di Giancarlo Pretini "Antonio Franconi e la nascita del circo".



Le fonti:
http://calmoinavantiedritto.blogspot.it/search/label/I%20grandi%20Cavallerizzi%3A%20-%20Baucher
http://www.aaee.it/node/92 
http://passionevaquera.webnode.it/francois-baucher/ 
http://www.cavalliegare.it/tecnica/100-francois-baucher.html 
http://passionevaquera.webnode.it/baucher%20e%20la%20guerini%C3%A8re/

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