"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

domenica 1 febbraio 2015

Giovan Battista Pignatelli

Di questo maestro d'arte equestre italiano del 16° secolo non si trovano molte informazioni.

Giovan Battista Pignatelli , di famiglia nobile, nacque a Napoli nel 1525. Per quanto riguarda invece la data della sua morte non ci sono informazioni certe. Secondo wikipedia sarebbe morto nel 1558, quindi molto giovane, ma da altre fonti sembra sia vissuto a lungo (1598-1600) ed abbia insegnato fino a tarda età, anche quando non era più in grado di montare e lo faceva da una sedia al centro del maneggio.

Assieme a Federico Grisone e Cesare Fiaschi rappresenta uno dei pilastri della scuola di equitazione italiana del Rinascimento. Il collegamento con questi due altri grandi nomi non è chiaro, secondo alcuni il Pignatelli fu allievo del Grisone, secondo altri seguì la scuola di Fiaschi e, da quanto trovato scritto nel libro "L'equitazione e i suoi segreti" (di Piero Acquaro), fu il Pignatelli ad essere il  maestro di Fiaschi.

Di certo si sa che fu direttore della prima "Accademia di Equitazione" a Napoli dove fece costruire le prime "cavallerizze", oggi chiamate maneggi,  e che in questa città arrivarono da tutta Europa numerosi rampolli delle migliori famiglie per imparare o perferzionare l'arte equestre.
Tra i suoi allievi più illustri i due francesi Salomon de la Broue  e Antoine de Pluvinel, che portarono i suoi insegnamenti in Francia diventando i precursori della scuola di equitazione francese.
La fama del Pignatelli fu così grande che, per molti decenni, i cavallerizzi più famosi asserivano con vanto di essere stati istruiti dal gentiluomo napoletano o da un suo allievo diretto. Lo stesso Luigi XIII imparò l'arte di montare a cavallo da Pluvinel.

A lui viene attribuita la paternità del lavoro al piliere unico con l'uso del capezzone, e di una imboccatura più dolce rispetto a quelle usate antecedentemente, che fu poi adottata per lungo tempo, chiamata appunto "morso alla Pignatelli".




Di stampato non ha lasciato nulla, ma esistono dei manoscritti che appartengono a collezioni private e che non sono mai stati resi pubblici. Un solo manoscritto  è stato tradotto, curato e pubblicato da Patrizia Arquini e Mario Gennero, si intitola "L'arte Veterale: sopra il medicare et altri secrei bellissimi de'cavalli". 
Questo libro, peraltro introvabile, tratta della maniscalcia e delle malattie del cavallo, un vero manuale di veterinaria. 

Qui sotto una descrizione del manoscritto:


I manoscritti italiani della Regia Biblioteca parigina, Volume 2















































Le fonti:
http://calmoinavantiedritto.blogspot.it/2014/12/pignatelli.html
http://passionevaquera.webnode.it/s/
http://fr.wikipedia.org/wiki/Gianbatista_Pignatelli
https://www.facebook.com/457354005566/photos/a.10150909173770567.753570.457354005566/10153836683850567/

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